lunedì 14 luglio 2008

Ti devo la vi(s)ta


Lo sapevo. Io lo sapevo.

Non ho mai voluto usare il puntatore laser, alle presentazioni. La scusa ufficiale è che mi piaceva di più sentire la rassicurante inerzia del caro vecchio bastone (il "lungo arnese", come lo chiamava il suo inventore, il dottor Farnsworth). In realtà la paura è che, nell'agitazione del talk, lo avrei potuto inavvertitamente puntare sul pubblico, con effetti di questo tipo:
Russia, raggio laser al concerto
vista a rischio per 30 giovani


Inutile darmi del "vecchio stile". Vi ho salvato la vista.

PS: E pensare che da piccolo ne volevo costruire uno. Sapevo anche come fare, l'avevo letto da qualche parte (no, non Internet, non esisteva ancora... GULP!).
Bastava un rubino e un paio di specchi. La cosa divertente è che il rubino l'avevo pure trovato, ma mi mancavano gli specchi.

Pazzo incosciente.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Vedi? Questo è il perché non vado ai concerti. Questo, e la paura di essere inghiottita dalla marea di gente.
E il casino.
E il caldo.
E la musica troppo alta.
Bah...

Spinoza ha detto...

Neanche io vado ai concerti, per gli stessi motivi.

Mi sa che non andiamo agli stessi concerti.

Smeagol ha detto...

è rassicurante sapere che non eravamo solo io e i miei amici a programmare la realizzazione di un laser...non ricordo dove avevamo trovato le "istruzioni", ma erano uguali alle tue

Anonimo ha detto...

Io ero piu' per roba di ingegneria edile: dighe nei fiumiciattoli o capanne nel bosco :)

Anonimo ha detto...

Tu parli di laser, ma io ti ricordo (e anche a Jack) il Cesio del laboratorio di Fisichetta... QUELLI SI' CHE ERANO PERICOLI!!

Spinoza ha detto...

@smeagol: ora mi sono messo in testa di ritrovarle... :)

@jack: allora il ponte costruito nelle giornate di corvée era proprio il tuo campo :)

@sim: AAARGH! Me n'ero completamente dimenticato! Quanti minuti di vita avremo perso?