giovedì 31 marzo 2011

Elettroni di valenza


Buongiorno? No, grazie
Passeggiando con il cane, si arriva a scoprire un paesaggio che cambia. E con esso, le persone

Quanto odio questo tipo di articoli. E non solo di articoli, ma di discorsi in generale. Il "se stava mejo quanno se stava peggio" è uno di quei luoghi comuni che le vecchiette, in fila dal medico, si scambiano tra l'elenco dei dolori fisici e quello dei nipotini, seguito poi dal "nun ce stanno più 'e mezze staggioni, nun se sa ppiù come vestisse" - preludio di un apocalittico scambio di tristezze fino a dieci anni fa centrato sul "buco d'aazoto" e che oggi invece poggia sul "riscaldamento globbale", molto più di moda.

La Repubblica invece piange sulla perdita dei rapporti di buon vicinato, sul "nun ce se saluta ppiù, manco conosci quello che te abbita a fianco". È una forma mirata del già citato "se stava mejo quanno se stava peggio", centrato sulle persone e non sui "pommodori che sapeveno de pommodori": che bello quando cinquant'anni fa andavi alla festa di paese col tuo vicino di casa, che vicino non era per niente perché la sua casa distava 500 metri, di confinante avevi solo il campo e i litigi e i dispetti per i reciproci sconfinamenti erano all'ordine del giorno. Che bello scendere dal vicino dell'appartamento di sotto a chiedere un po' di latte perché l'avete finito, e il vicino vi dà la bottiglia dopo averci però sputato dentro perché camminando con gli zoccoli nell'appartamento di sopra fate sempre un sacco di rumore. Che bello andare al parco per farsi una sacrosanta boccata di cazzi propri e essere "socialmente costretti" a salutare tutte le persone che incontri, come invece fa volentieri l'articolista.

Per quanto mi riguarda, non rimpiango affatto il passato. Nell'idilliaco mondo passato teorizzato da Repubblica, in realtà l'uomo era prigioniero. Prigioniero non di quattro mura o di sbarre, ma socialmente prigioniero: non potevi sceglierti le persone con cui interagire giornalmente, dovevi semplicemente accontentarti di quelle che il Caso aveva posto a fianco a te. E non fa niente se non avevate nulla in comune, se non la (s)ventura di vivere a portata di voce l'uno dall'altro. Capita così che un amico diventi tale non già per interessi comuni, ma solo per lo stesso motivo per cui gli atomi di carbonio stanno assieme in un anello benzenico: prossimità ed elettroni di valenza (The big bang theory, 2010).
I "surrogati elettronici", come vengono definiti, "indiretti, impersonali e apatici" sono la vera liberazione sociale dell'uomo. Finalmente puoi essere amico delle persone che davvero vorresti come amiche, non quelle che ti sei ritrovato tra capo e collo. E sebbene alcune persone che conosci dall'infanzia, amici per caso per così dire, siano davvero preziose - per me, come per tutti - rivendico il mio diritto di camminare per strada senza guardare in faccia a nessuno. Le mie relazioni me le costruisco io, non lo lascio fare a Democrito "che il mondo a caso pone".
Buongiorno? Dipende.

giovedì 24 marzo 2011

Il monte Fumaiolo, parte trentatreesima


Bellezza, dermatologa: paura per Libia e Giappone? Soffre anche la pelle


Più che un monte Fumaiolo, peraltro meritatissimo, una cosa sola mi vien da dire: ma vaffanculo, va'.

lunedì 21 marzo 2011

Reazione alla reazione


Oh mein Gott.

Ho appena scoperto che qui nel campus dove lavoro c'è un reattore nucleare. Neanche di ultima generazione, anzi, è entrato in funzione del 1957. È usato per la ricerca, non credo per la produzione di energia, ma stigrandissimicazzi.
"Ah, lo sai vero che il nostro ufficio è nella zona rossa nel caso dovesse succedere qualcosa al reattore nucleare del campus?"
E quei buontemponi della città di Garching l'hanno persino posto sullo stemma comunale.

Cervello in rientro in Italia, anche gratis.

venerdì 18 marzo 2011

Vanity, thy name is Spinoza


Il mio nuovo pc personalizzato.

Le superflu, chose très nécessaire...

mercoledì 16 marzo 2011

Vetri rotti


Fa tristezza e una profonda rabbia leggere, a marzo 2011, di gente ancora a favore dell'energia nucleare. Fa ancora più rabbia che l'articolo del Corriere sia firmato da Edoardo Boncinelli, un genetista luminare della ricerca in Italia, mentre l'articolo par-condicioso di risposta è affidato a un pressappochista qualunque come Adriano Celentano.

Le persone non troppo intelligenti si sono svegliate un mattino coi tremori del terremoto di Sendai e si sono rese conto che il nucleare è pericoloso. Bè, meglio tardi che mai.

Le persone un po' più sveglie lo sapevano da prima, anche da prima di Cernobyl, basta farsi due conti e immaginarsi gli scenari possibili e il rapporto costi-benefici. Sarà anche vero che le centrali nucleari sono intrinsecamente più sicure di altre tipologie di centrali. Ma gli incidenti càpitano. Fukushima, Cernobyl, Three mile island sono solo le più conosciute e gravi. Majak, Windscale, Chalk River, sono poco conosciuti ma esistono, sono là, andateli a cercare. E quando gli incidenti càpitano, uno deve sempre pensare al worst case scenario. Cosa succede se va tutto storto? Nel caso di una centrale nucleare, bè, non c'è tanto da pensarci sopra, significa la fine della vita as we know it su un'area più o meno vasta. Sapete cosa succede ad una centrale solare nel worst case scenario, se arriva un terremoto, uno tsunami, ci cade sopra un meteorite, arrivano i Quattro Cavalieri dell'Apocalisse? Assolutamente niente. Vetri rotti, al massimo.

Gli stupidi invece, a quanto pare, non li svegliano neanche una scossa di terremoto.

lunedì 14 marzo 2011

È un mondo alla rovescia


Questa qui sopra è l'immagine che può definitivamente far capire come sono i tedeschi. Invece di porre la parte seghettata sul corpo rigido della scatola porta-pellicola trasparente, loro lo mettono sul coperchio. Ma come cazzo si fa.

mercoledì 9 marzo 2011

Fahren Sie die Autobahn?


L'italiano medio, quando pensa alla Germania, pensa sostanzialmente a tre cose:

  1. I nazisti;
  2. le Autobahnen;
  3. la gnocca.
Per quel che riguarda i nazisti, è bene sapere che i tedeschi vivono ancora come un trauma questa parte della loro storia, quindi non è davvero il caso di nominarla di fronte a uno di loro (a meno che non sia solo, più piccolo di voi e vi stia veramente sulle palle). Per quel che riguarda la gnocca, ne parlerò diffusamente in futuro, per ora sappiate che nello stereotipo c'è del vero e c'è del falso.

Le autostrade tedesche sono conosciute e mitizzate in tutto il mondo per due motivi fondamentali:
  1. sono gratis;
  2. non hanno limiti di velocità.
Per la prima, non c'è che dire: niente caselli, niente vignette, niente di niente. Le Autobahnen non si costruiscono né si aggiustano da sole, comunque, quindi da qualche parte i soldi dovranno pur trovarli. Presto detto: le tasse. Hai una macchina? Non ce l'hai? Ce l'hai ma non vai mai nell'Autobahn? Sticazzi, dice il legislatore tedesco. Fuori la pecunia.
Gli stranieri, che ovviamente le tasse le pagano - o non le pagano, ma questo è un altro discorso - nel loro Paese, sentitamente ringraziano. I tedeschi un po' meno, ma niente di drammatico.

Per quanto concerne i limiti. Le autostrade tedesche, di base, non hanno limiti di velocità, ma per quasi la metà del loro intero percorso (circa 6000 km su 12000) hanno in realtà un limite, il più delle volte completamente senza senso. Alcune volte è 120 km/h; spesso è 100; talvolta, in corrispondenza non si sa bene di che, perfino 80.

Capirete anche voi che tutto questo è molto pericoloso. Alcuni pensano che la pericolosità di tutto questo sia insita nelle parti senza limiti; altri, molti di più, ritengono che siano le parti con i limiti le più pericolose. Per dirimere la questione bisogna considerare fattori sociali, psicologici, fisici.

  • Fattore sociale: l'automobilista tedesco medio è maraglio. Non appena il timido sole bavarese si affaccia sulla città, il maraglio sfodera camicetta aperta sul petto, BMW Z4 elaborata decappottabile aperta, braccio fuori dal finestrino e heavy metal a palla. Tale personaggio, aspirando alla maraglità assoluta, sorvolerà le Autobahnen a velocità poco meno che relativistiche, gareggiando con altri maragli come lui e rendendo de facto inutilizzabili per tutti gli altri le due corsie autostradali più a sinistra.
  • Fattore psicologico, strettamente correlato al fattore sociale: il tedesco medio, non necessariamente automobilista, è frustrato sin dalla nascita. Nella terra del verboten, al tedesco è proibito quasi tutto quello che piace (con la reiterata scusa che è immorale, fa ingrassare, o contribuisce allo sterminio degli ebrei). Quello che in Italia, nonostante sia formalmente vietato, in realtà è solo blandamente sconsigliato (e infatti per rimediare abbiamo inventato il meraviglioso assolutamente vietato, che affascina e perplime il resto del mondo), per il tedesco è vietato. "Vietato calpestare le aiuole", "pista ciclabile", "lo sfruttamento della prostituzione minorile è un reato punibile con la reclusione da 6 a 12 anni" sono cose che in Italia fanno sorridere, ma qua vengono prese terribilmente sul serio. Tutto questo per dire che l'assenza dei limiti di velocità sulle autostrade, nonostante abbia un'origine assolutamente prosaica (la forte pressione lobbistica delle Case automobilistiche tedesche), al tedesco medio deve sembrare un dono quasi divino, da accettare e usare nella grazia del Signore per completare i 580 km tra Monaco e Berlino in meno di 3 ore.
  • Fattore fisico: l'automobilista medio, non necessariamente tedesco, più va veloce più fa danni. Per comprendere questo apparentemente semplice enunciato, bisogna sapere che l'energia cinetica è il lavoro che si deve compiere su un corpo di massa m, inizialmente fermo, per portarlo ad una certa velocità v. Ma è anche il viceversa: è il lavoro che un corpo di massa m, in moto a velocità v, deve compiere su qualcos'altro per fermarsi. La cosa importante da sapere (e che di solito sfugge a automobilisti e non, tedeschi e non) è che l'energia cinetica dipende linearmente dalla massa, ma quadraticamente dalla velocità. Sostanzialmente, se io con la mia 207 (m1=1400 kg) a v1=130 km/h mi schianto faccio danno 1, ma se si schianta uno col Cayenne (m2=2300 kg= 1.6 m1) a v2=200 km/h=1.5 v1 fa danno 1.6*1.5^2 = 3.6 volte maggiore.
In soldoni, i tedeschi sono portati a correre come disperati per far fronte a tutta una serie di inadeguatezze, le leggi dello stato glielo permettono per evitare di avere un esercito di frustrati ad assaltare il Reichstag, le leggi della fisica sono lievemente meno permissive e curano le inadeguatezze del tedesco con gravi lesioni e talvolta la morte.