Self destruct mode: activated

Ogni rivoluzione porta in sé i germi del suo fallimento.

La rivoluzione francese ha prodotto il Terrore, la rivoluzione americana ha prodotto il secondo emendamento e la rivoluzione "Nuovo Intervallo Proteggislip" ha prodotto un'armata di cerebrolese che si buttano col paracadute dagli aerei e fanno la ruota per diventare veejay.

Se volete è un modo un po' involuto e decadente per elaborare il vecchio concetto del "se stava mejo quanno se stava peggio": almeno i fallimenti erano ben visibili e uno poteva prendere le adeguate contromisure, che so, rimpiangere il Duce che faceva arrivare i treni in orario oppure rimpiangere i pomodori di una volta che "quelli sì sapevano di pomodoro!".

Non ce n'è eccezioni a questa regola. Quando Copernico lo introdusse, il suo sistema eliocentrico faceva acqua da tutte le parti: scientificamente (non fittava i dati sperimentali) e religiosamente (non fittava i dati biblici). Era già un fallimento di suo, ma per qualche motivo è una delle poche rivoluzioni che abbia davvero prosperato. C'è anche la rivoluzione J.J.Abrams, che può essere sintetizzata come "motion sickness e trame improbabili": l'alto numero di persone al cinema che si vomita l'anima per il mal di mare guardando Cloverfield o Star Trek (per quest'ultimo non c'è bisogno, in realtà, del motion sickness) è un indice molto accurato del suo fallimento.

Tutto ciò per dire della rivoluzione di Facebook. Mi sono iscritto il 5 luglio: il fallimento è palese nel leggere la qualità dei post su questo blog dal 6 in poi...