domenica 1 marzo 2009

L'eleganza dei numeri primi


Qualche tempo fa mia sorella Semalutia mi ha prestato un paio di libri da leggere: La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano e L'eleganza del riccio di Muriel Barbery. Ora che ho finito di leggere entrambi posso darne un giudizio, anche se la letteratura non è il mio forte e non ne capisco niente.

La solitudine dei numeri primi è un gran bel libro. Il personaggio principale è uno scienziato, lo scrittore pure, quindi punti a favore. La storia, praticamente, non c'è: il libro si regge sulle particolarità dei personaggi (un ragazzino - poi adulto - con un terribile segreto e quasi autistico e una ragazzina - poi adulta - con una menomazione fisica). Detto così potrebbe sembrar banale, ma banale è proprio tutto quello che il libro non è: i personaggi non fanno mai quello che ci si aspetterebbe, o quello per cui si tifa. Non fanno, sostanzialmente, niente, ma nonostante questo riescono ad evitare la "sindrome da Dr. House", per il quale l'interesse è tutto nel personaggio: quello che fanno - o non fanno - è realmente specchio dei loro caratteri. Inoltre, il libro è corto, ed evita così l'effetto "salto dello squalo" che il dr. House ha ampiamente superato.

L'eleganza del riccio, invece, è proprio brutto. Innanzitutto è scritto da una francese, e già lì partiamo male. Anche qua, come protagonisti ci sono due personaggi particolari: la prima è una portinaia di un condominio di lusso, indaffarata a perpetrare lo stereotipo della portinaia incolta dedita a guardare soap opera, mentre invece si diletta a leggere i classici della letteratura russa e i filosofi, nascondendolo al mondo; la seconda è una ragazzina, figlia di una famiglia ricca, che abita in uno degli appartamenti di lusso del condominio, infelice perché "intelligente" e con un piano per suicidarsi il giorno del suo compleanno.
Ora, dico. A chi diavolo dovrebbe fregare se una portinaia legge Voltaire? Perché affannarsi a nasconderlo? Inoltre, quale interesse possono avere due personaggi che non fanno altro che dire di se stessi "quanto sono intelligente, sono troppo intelligente". Ritengono spazzatura tutti quelli che non hanno mai letto un libro di Balzac o di Dostoevski, come se l'intelligenza delle persone si misurasse nel numero di classici letti.
Uno dei personaggi, un nuovo arrivato nel condominio, si chiama in maniera assolutamente pretestuosa Ozu, rifacendosi ad un regista considerato il padre del cinema giapponese. Non che abbia assolutamente niente a che fare con la storia: serve solo all'ego della scrittrice per far sapere che conosce questo misconosciuto regista e guardare dall'alto in basso i suoi stupidi lettori. Mi spiace, Muriel, ma ne ho visti circa una ventina di film di Ozu, ti è andata male con me.
Inoltre, è un libro francese. Sì, lo so che l'ho già detto, ma lo ripeto. È francese, nel senso più deleterio del termine (non che ce ne sia uno positivo). Vi riporto qualche passo:

Le nature morte di Pieter Claesz, di Willem Claesz Heda, di Willem Kalf e di Osias Beert sono i capolavori del genere - semplicemente dei capolavori, per i quali senza un attimo di esitazione cederei tutto il Quattrocento italiano.

E allora si vede che non hai capito un cazzo di pittura. Scusa il francesismo.
Oppure, andando nel bagno del signor Ozu:

Tutto questo candore è comunque smorzato da una spessa, morbida, setosa, satinata e carezzevole moquette giallo sole, che salva il luogo da un'atmosfera ospedaliera. [...] la delicata morbidezza di una moquette solare sono, in fatto di WC, le condizioni stesse dell'adeguatezza.

Dai, su, non scherziamo. Solo un francese potrebbe trovare adeguata la moquette in bagno. Io, personalmente, rabbrividisco.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

io ritengo sintomo di intelligenza il non aver letto (o visto) i classici.
Chi con un minimo di intelligenza puo' aver voluto leggere Dostoevsky oppure aver guardato La corazzata Potemkin (tanto per stare in tema russo) senza essere obbligato?

Anonimo ha detto...

Come sottolineava la mia amica di fronte a persone altezzose come questa da te descritta, Socrate diceva : "Chi sa di sapere non sa, chi sa di non sapere sa!"...

beffatotale ha detto...

Concordo in pieno con il giudizio tranciante ma oggettivo sull'Eleganza del Riccio, assolutamente spocchioso. L'altro non l'ho letto, provvedero'!

Anonimo ha detto...

Dici che House ha già fatto il salto dello squalo? A me è venuto il dubbio da quando stanno cominciando a deviare sul romantico à la Grace Anatomy... Mah, vedremo.

Comunque condivido a pienissimo le tue considerazioni sui libri: l'eleganza del riccio non fa altro che nutrire lo stereotipo che chi è più intelligente legge Proust, mentre i plebei rozzi si rifugiano nella letteratura moderna; io trovo che Tolstoj abbia scritto alcune (tantissime) tra le pagine più inutili della letteratura. Ma forse, ora che ci penso, magari siamo noi gli scemi e loro gli intelligenti: chissà.

Comunque, hai visto 20 film di Ozu? Io per riuscire a trovare quei 5 o 6 che ho visto mi sono girato mezza Roma!

Spinoza ha detto...

@jack: non so, io li leggerei giusto per curiosità, e di film pesanti ne vedo molti, perché mi piacciono, ma non baso certo la mia intelligenza sul fatto che vedo questo tipo di film.

@monica: non sono sicuro di sapere di non sapere. Cioè. Non so di non sapere, ecco. Sì. Credo.

@beffa: ottimo, una cosa su cui siamo d'accordo :)

@greg: House ha già saltato, ma non approfondisco perché potrei riesumare la vecchia rubrica proprio per l'occasione. Per quel che riguarda i classici, ho letto il Conte di Montecristo e l'ho trovato dozzinale e noioso, quanto una soap opera moderna. Per quel che riguarda Ozu, ho approfittato della retrospettiva di Fuori Orario del 2003 per registrarmi la quasi opera omnia :)

Anonimo ha detto...

La Solitudine dei Numeri Primi è veramente molto bello, concordo su tutta la linea.
Sul secondo in tanti danno pareri discordanti, volevo leggerlo

Anonimo ha detto...

@spinoza: Vabbé, il Conte di Montecristo è una soap del XIX secolo, non a caso viene catalogato come romanzo d'appendice..

Le cose veramente pesanti sono altre, tipo "Alla ricerca (non della Valle Incantata) del Tempo Perduto" di Proust, un'opera in 7 voluminosi volumi che si prefigge il compito di come è composto e strutturato il tempo per cercare di fuggire il suo corso.. Vi lascio immaginare.
Non scorre mai! Finito il primo volume l'ho volato dalla finestra..

Non a caso pure lui è francese

Spinoza ha detto...

@24shots: risparmia alcuni giorni della tua vita e fai qualcosa di meglio, tipo, pulire il water fino in fondo allo scarico.

@greg: Proust non mi avrà mai. Tanto basta leggere il brano delle madeleine per sapere tutto il suo pensiero.

Camu ha detto...

La solitudine dei numeri primi a me è piaciuto molto....e vogliamo dirlo?Paolo Giordano è un bel personcino!!!!
L'altro non ho provato neanche a leggerlo perchè dopo aver buttato un occhio alla seconda di copertina mi è sembrato noiosissimo.

Minu ha detto...

A mont saint michel sono riuscita a trovare una camera con un bagno in comune. Il bagno era situato al secondo piano, praticamente un cubo di m 1,5 x 1,5. Unico servizio un gabinetto, proprio al centro e tutto intorno una moquette carta da zucchero.
Avevo dimenticato mannaggia...!!!

La solitudine dei numeri primi l'ho letto e mi è piaciuto, proprio perchè le cose vanno come non le immagini.
assolutamente non scontato e l'amore per la fisica di paolo giordano viene fuori prepotente.

sil ha detto...

oddio, i passi citati dalla bernaby mi fanno davvero passar la voglia di leggere il libro. Però, prima o poi, lo farò.
Sui numeri primi però non concordo, a me non è piaciuto per niente e mi è parso di una piattezza esasperante.

Spinoza ha detto...

@camu: oddio, non so neanche che faccia abbia Giordano...

@minu: mi fai passare la voglia di andare a M.S.Michel...

@sil: il mondo è bello perché è vario...

Anonimo ha detto...

la solitudine dei numeri primi non mi attira particolarmente, l'eleganza del riccio mi è piaciuto molto (a 'sto punto di tutti i libri si potrebbe dire 'ma che azz ce ne frega a noi di questa o quest'altra cosa?)
adesso sono in piena fase millennium, con squarci di moby dick

Spinoza ha detto...

@fulvia: bè, non proprio. Non è che non mi interessa se una portinaia legge Voltaire: è che nell'economia del racconto il fatto che lo faccia di nascosto fa pensare che lei pensi che dovrebbe essere una cosa importantissima per i condòmini. E invece, giustamente, non frega un cacchio a nessuno. Solo a Ozu, un personaggio talmente finto che non conta proprio.

Miranda ha detto...

Anch'io sono rimasta perplessa circa l'eleganza del riccio: troppo filosofeggiare da due soldi, noioso ed assolutamente inutile...e sì che me l'avevano così ampiamente caldeggiato...
Non concordo sugli scrittori francesi: amo alla follia Pennac e Fred Vargas...

Anonimo ha detto...

Pensare che volevo leggerlo "L'eleganza del riccio", ma dopo aver letto qui propenderei molto di più per "La solitudine dei numeri primi". La moquette in bagno è mostruosa e, finora, l'ho vista solo in Inghilterra, insieme ai due rubinetti separati - uno per l'acqua calda, uno per l'acqua fredda. La portinaia che legge Voltaire è quanto di più stereotipicamente francese si possa immaginare!

Spinoza ha detto...

Già è vero, i due rubinetti separati inglesi. Che, volendo avrebbero perfino un senso.

Ma la moquette.
La moquette.