
Ora che Steve Jobs ha presentato l'ultima creatura di casa Apple, l'iPad, posso spendere qualche parola sul mio atavico odio per la mela morsicata, perché questo aggeggio riassume in sé praticamente tutto.
In pratica, l'iPad è una via di mezzo tra l'iPhone e un netbook. Dell'iPhone ha il sistema operativo, l'aspetto, l'interfaccia multitouch, ma non telefona. Quindi il mercato degli smartphone è precluso, visto che non fa la cosa essenziale.
Dall'altra parte, del netbook ha le dimensioni (10"), il processore, ma nessuna porta USB né Firewire né Ethernet, e sopratutto, che dio li strafulmini, non ha il multitasking. Per chi non mastica pane e tecnologia, il multitasking è l'abilità di poter aprire più applicazioni contemporaneamente, cosa che i computer fanno da decenni. Questo, no. Vuoi sentire la musica? Puoi fare solo quello. Vuoi aprire internet? Devi chiudere la musica e aprire il browser. Magari nel frattempo vuoi chattare? Non puoi, devi chiudere internet e aprire la chat. Roba che il piccolissimo netbook della mia picciula, con un infimo processore Atom può fare tranquillamente a occhi chiusi e all'incontrario.
E tutto questo al modico prezzo di 800$, che è il doppio del prezzo sia di uno smartphone che di un netbook. Dire che tutto questo è assurdo è dire poco.
Apple è proprio questo: un'azienda che produce oggetti lungi dall'essere rivoluzionari (l'iPod non è il primo lettore mp3 della storia, come sento dire: il primo è della Saehan, circa 1998. Il Nomad della Creative, il primo ad avere grandissimo successo - ce l'ho anche io - è del 2000, un anno prima dell'iPod), con moltissime caratteristiche importanti che mancano. rimpiazzate dalla coolness dell'apparato esterno e dal marketing. La gente comprerà lo stesso questo aborto di iPad, anche se non serve sostanzialmente a niente. È l'apoteosi del consumismo sfrenato, del "compro perché è fico" e non del "compro perché funziona bene".