mercoledì 7 dicembre 2011

I nazisti dell'Illinois, fase 5


I nazisti dell'Illinois nacque come recensione preventiva di film blockbuster-spaccatimpani-peròammazzacheeffettispeciali che tutti aspettano e osannano prima ancora di aver visto. Ciò non esclude, però, che possa venir usata anche contro (contro, eh, mica per) altri generi di film.

Ecco appunto, generi. Sarà un certo grado di compartimentalizzazione (troppo fica sta parola, so neanche se esiste) del cervello umano, ché uno va a vedere un film perché è un film romantico, in costume, di fantascienza, con le tette di fuori, con Hugh Grant (che è un genere a sé). Poco importa chi l'ha diretto o da che novella è tratto, uno di solito va al cinema a vedere un chick flick, o un film d'azione (questi ultimi di solito si riconoscono dal titolo fatto da due parole, nome e aggettivo, tipo Impatto imminente) o poliziesco-thriller (che invece hanno titoli di tre parole, nome-preposizione-nome, Ipotesi di complotto o Colpevole d'innocenza). Così uno normale legge sul giornale Melancholia - che essendo titolo di una sola parola non può essere né d'azione né thriller - le prime righe delle della cui descrizione sono "il pianeta Melancholia è in rotta di collisione verso la Terra..." e l'appassionato di fantascienza corre direttamente al cinema senza leggere oltre, aspettandosi un bell'Armageddon magari stile retrò, coi razzi di metallo lucido appesi a fili che ballonzolano in un Universo di velluto nero.

Ciò che non sa, l'appassionato di fantascienza, perché non si è preso la briga di leggere la recensione fino in fondo, è che di fantascienza in Melancholia non ce n'è. I protagonisti, durante le due ore del film, sono oppressi dall'ansia del pianeta che è in arrivo ma tanto sto pianeta non si vede mai, non se ne parla mai: l'ansia dei personaggi potrebbe tranquillamente derivare da un dolorino sotto l'orecchio, la rata del mutuo, la figlia che va al ballo della scuola con un tizio noto come "l'inseminatore", la crisi del debito, la recessione, le cavallette. Ci sarà l'incomunicabilità, ci saranno comportamenti "lunatici" nel senso più letterale del termine, ci sarà il fastidio di vivere a cui Lars von Trier - il regista, visto che l'appassionato di fantascienza prima di andare al cinema non si è preso la briga di leggere - ci ha abituati.

Quasi è un peccato che i set non siano disegnati col gesso per terra come in Dogville, sempre di von Trier. In confronto, quella sì che era fantascienza.

4 commenti:

elle ha detto...

applauso! "razzi di metallo lucido appesi a fili che ballonzolano in un Universo di velluto nero." superlol!
e le cavallette.. :D
condivido il nazismo su questo film, ne sentivo l'impulso anche per the tree of life e avrei fatto meglio a seguire l'istinto (ma mi son fatta corrompere da alcuni miei amici estasiati, per fortuna comunque non ho speso un euro di biglietto).

Spinoza ha detto...

grazie Elvi :)

Monica ha detto...

Di' la verità, anche te ti sei precipitato a vedere 'sto film, pensando fosse di fantascienza... ;-)
Chebelpost!

Spinoza ha detto...

Il film non l'ho mica visto... sennò come potrei farne una recensione?