lunedì 15 novembre 2010

Alla fine dell'arcobaleno


In attesa, fra un'ora, di prendere finalmente possesso del luogo che chiamerò casa per i prossimi 10 mesi, sono ancora una volta profugo dall'astromat e dalla cernia. E profugo lo sono davvero, visto la quantità di roba che mi son riportato dall'Italia, nel migliore spirito dell'espatriato, tra pacchi di pasta e sughi e dolci fatti in casa e schiscetta con pappa al pomodoro.

Andando in terra straniera per poco tempo, che so, due settimane, un mese, si tende a tuffarsi entusiasticamente nel cibo e nella tradizione locali, che sia a base di sushi o sauerkraut o di escargot, e a rinnegare seppur temporaneamente la provincialotta provienienza italica, certi che ci sia ad aspettarci, alla fine dell'arcobaleno, una cofana di tagliatelle al ragù con una infinita nevicata di parmigiano grattugiato, e i racconti si faranno pieni di "eh, sì, sushi ottimo, ma la pasta mi mancava troppo..."

Quando invece si ha la prospettiva di una permanenza più lunga all'estero, il gioco si ribalta: si tende il più possibile a ritardare il distacco, ad ammorbidirlo, a renderlo meno traumatico. Ci si rituffa quasi inconsapevolmente nel pensiero di tutto quello che ci lasciamo dietro, e improvvisamente l'italiano diventa una lingua meravigliosa quanto prima era banale e volgare, gli italiani stessi improvvisamente diventano simpatici quanto prima veniva voglia di strozzarli.

Sull'onda dell'emozione per la partenza, ho deciso che non imparerò il tedesco, non mi ci proverò neanche: non faticherò su una lingua difficile, dura, ostica e obiettivamente brutta, per soli 10 mesi di permanenza, ché quando l'hai bene o male imparata sarà già ora di ripartire. Salvo poi incuriosirmi di fronte a queste parole di lunghezza infinita e costrutti strani e cercarli poi sui traduttori online: la Picciula ha scommesso che alla fine un po' di tedesco finirò per studiarlo attivamente. Vedremo, la partita è aperta.

Intanto son qua. Pronto per l'avventura? Non lo so. A volte questi 10 mesi che mi attendono mi spaventano, mi sembrano infiniti, altre volte mi sembrano quasi una passeggiata. E io intanto aspetto e guardo, verso la fine dell'arcobaleno.

3 commenti:

Semalutia ha detto...

Se ti conosco almeno un po', quoto Picciula. Secondo me tra un paio di mesi parlerai tedesco come Angela Merkel. :-)

Monica ha detto...

Meh... eh basta... bel post sì, ma troppo strappalacrimuccia, vogliamo un po' di cinismo sussù!!!
;-) forza forza, che andrà tutto bene!
Guten Abend
du bist gut
arbeitet hart
Spaß wie möglich
nicht dick
Kuss

Spinoza ha detto...

Voi non vi preoccupate che da domani torno come prima.

Mo': ma che è?