mercoledì 24 marzo 2010
La valigia di cartone
C'era una volta un mondo diverso, un mondo fatto di emigranti con la valigia di cartone che prendevano il mare e via, a lavorare in un paese straniero per mesi, anni, senza avere la possibilità di parlare con i propri cari se non per lettera, magari facendosela leggere perché analfabeti. Tali famiglie sopravvivevano, si ricongiungevano e la vita continuava.
Penso a questo, e alla sensazione di straniamento e di solitudine che provo ora, dopo una sola settimana di vita da solo, nonostante la mia Picciula non sia in Australia ma a Brescia, che la sento e la vedo sempre via skype e al telefono, e penso a quante palle avevano quelli di cent'anni fa, rispetto a noi ora. Ma non riesco comunque a togliermi dalla mente la sensazione che ogni sera passata senza di lei sia... sprecata.
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3 commenti:
Ti capisco benissimo,Spino...per questioni familiari potrei scrivere libri sull'argomento.
L'unica consolazione è pensare al momento in cui potremo riabbracciare i nostri cari!
che bello il romanticismo.
io mai riuscirei ad ammetter certe cose!!
... sniff, lacrime... ciupirooooooo!
Ma valà valà, che già ti sei abituato!
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