martedì 31 marzo 2009

Giornata ansia


Pianifico viaggio in Giappone (Bologna-Marsiglia-Francoforte-Tokyo-Matsuyama)...

Aspetto notizie su una riduzione dati che non posso continuare perché gli identificativi delle galassie sono tutti sballati...

Aspetto notizie su una maschera da creare, sperando di non trovare problemi perché è da finire per domani (e Micol che mi aiuta in questi casi è a casa)...

Soffro con i dottorandi dell'ultim'anno perché oggi difendono le loro Tesi...

Oggi è decisamente una giornata ansia.

lunedì 30 marzo 2009

In ordine rigorosamente sparso...


...i migliori momenti della settimana svizzera:

  • il capotreno del Cisalpino Zurigo-Milano, che arrivati a destinazione annuncia "il ritardo è di 10 minuti, accumulato interamente nella tratta svizzera". Polemico.
  • l'annunciatrice del Freccia Rossa Milano-Bologna che, in inglese, annuncia che nella carrozza ristorante è possibile avere "mineral woda". Internazionale.
  • il cameriere del ristorante Le Dezaley che si è lanciato in un simpatico italiano spagnoleggiante descrivendo la sua profonda conoscenza dell'Italia "Ancona, Pescara, fino a Bari!" Spumeggiante.
  • i receptionist dell'albergo Leoneck, al quale consegno un Toblerone gigante, aperto e pieno di formiche, che avevo rinvenuto in ascensore; qualche ora dopo, un vassoio di pezzetti di Toblerone era disponibile nella hall come assaggio per i clienti. Spudorato.
  • la cameriera asiatica del ristorante Swiss Chuchi, rammaricata per non aver più posto nel ristorante: "Oh, I'm sorry, we're fully booked for tonight but there's a table for you tomorrow night" (Mi dispiace, siamo pieni per stasera ma c'è un tavolo per voi domani). Al mio "Pity, we won't be in Zurich anymore by tomorrow" (peccato, non siamo più a Zurigo domani) risponde con faccia contritissima: "Oh, how sad!!" (che triste) e poi sorridendo esageratamente: "Maybe next time!" (alla prossima volta!!). Atteggiata.
  • le receptionist, sempre del Leoneck, che volevano far pagare alla Picciula una stanza a parte, nonostante io avessi ripetuto più volte che era in stanza con me. Non so perché ma erano convinte che la Picciula fosse una certa Miss Stamer. Stordite.

domenica 29 marzo 2009

Il vero motivo


Appena tornati. Dopo una settimana di Zurigo, Bologna assomiglia più a un girone infernale che a una città. Quando tornai dopo un mese di Napoli Bologna mi sembrò un cielo paradisiaco. Tutto è relativo, disse qualcuno che cambiò tre nazionalità e sui documenti fece scrivere razza "umana".

Ieri tappa al Migros, il supermercato che è il vero motivo per cui la Picciula è venuta a trovarmi a Zurigo. Il risultato? Ci siamo riportati la bellezza di 3.015 kg di cioccolate assortite, che potete vedere in figura (cliccare per ingrandire), più salsine, salsicce, burro d'arachidi, tè e chi più ne ha più ne mangi.

Il tempo atmosferico? Due giorni di pioggia continua. Pioggia continua per tutti i 500 km di viaggio Zurigo-Bologna.

E ora si ricomincia con la vecchia vita. Un esempio? Due riunioni due solo nella giornata di domani. -Sigh-

sabato 28 marzo 2009

Fenomenologia del mezzo di trasporto a Zurigo


In questi giorni ho avuto modo di osservare con precisione i comportamenti dei mezzi di trasporto (e dei loro conducenti) a Zurigo. Ecco le tre cose che più hanno colpito la mia immaginazione:
  1. i mezzi pubblici. La rete dei mezzi pubblici a Zurigo è vasta, puntuale, efficiente. I tram, che fanno tanto vecchia mitteleuropa (ed essendoci Zurigo in pieno nella mitteleuropa, direi che non fa una piega) viaggiano sicuri sulle loro onnipresenti rotaie, e il conducente, nonostante abbia una console che metterebbe soggezione a un astronauta dello Shuttle, non ha altro da fare che rallentare/accelerare (neanche aprire le porte, ché quelle se le aprono i passeggeri). Gli autisti degli autobus, invece, sembra abbiano una sottile predilezione per partire non appena vedono nei retrovisori un disperato pedone che corre per salirvi, lasciandolo amaramente a piedi. Voto 9 (tram) / 6 (autobus), media pesata e ragionata 8.
  2. le automobili. Zurigo vanta la densità maggiore a livello mondiale di Porsche, con una media più o meno spannometrica di 1 ogni 20 automobili. Considerato che, delle altre 19, almeno 14 sono Mercedes, Audi o BMW, potete capire il livello di arroganza (e di denaro) che lo zurighese possiede. A loro favore, un rispetto pressoché assoluto delle precedenze e soprattutto delle strisce pedonali. Sarà dura ritornare in Italia a rischiare ogni giorno la pellaccia su quelle maledette zebre. Voto 4 (auto) / 8 (zebre), media pesata e ponderata da qualche parte intorno al 6.5.
  3. mezzi alternativi di locomozione. Una quantità preoccupante di zurighesi si sposta da un luogo all'altro adottando metodi per lo meno discutibili. Sotto il freddo diluvio universale di oggi un coraggioso/pazzo/anticonformista/pazzo/pazzo si aggirava per la città vecchia (fischiettando a volume talmente elevato da potersi sentire dall'altra parte del Limmat) in pantaloncini e maglietta e con ai piedi un paio di roller-blades; bimbi, preadolescenti, adolescenti e giovani usano il terrificante monopattino, che era da sfigati già vent'anni fa quando ero bambino io. Il coefficiente (quantità di moto in avanti sviluppata)/(forza motrice umana applicata) del monopattino è uno dei più bassi della storia, rendendolo il più inutile degli apparati di locomozione dopo il pogo e appena prima del vélocipède di Starley e Hillman. Last but not least, nonostante la città non sia propriamente pianeggiante, arrivano le biciclette. Sono ovunque, anche dove meno te l'aspetti, e popolano la nicchia ecologica che nel resto del mondo è occupata dalle automobili: corrono come pazzi, non si fermano ai semafori e men che meno alle zebre. Molte delle bici parcheggiate sono ribaltate, probabilmente a causa dei pedoni che tentano così di vendicarsi di uno schiacciamento tarsale o un pomello del manubrio piantato nello stomaco a 60 km/h. Voto 0 (roller & monopattino) / voto 3 (bici, ma solo perché amo quel mezzo di trasporto). Media pesata e suppurata -2.

venerdì 27 marzo 2009

Disorientamento zurighese

Fortunatamente c'è una pausa dei lavori piuttosto importante, siamo rimasti in tre e, visto che si lavora due a due, e gli altri due sono impegnati tra loro, io sono libero. Questa condizione di libertà improvvisa, dopo giorni di lavoro a testa bassa, un po' mi disorienta.

Picciula's coming today! Da questa frase, in inglese, potete capire il mio disorientamento in questa situazione. Quando si lavora a stretto contatto con inglesi, americani, tedeschi, francesi, italiani, la mente fa fatica ad aggiustarsi. Si inizia una frase in inglese, la si continua in italiano, ci si infilano un paio di parole tedesche e alla fine della frase un bel voilà francese ci sta sempre bene. Qualche volta mi ritrovo a parlare da solo con uno degli italiani, in inglese, senza rendermene conto. Il fatto che l'organizzatore del meeting parli fluentemente 6 lingue non aiuta il mio disorientamento.

Ieri - miracolo - internet in albergo funzionava. L'ho usato per un po', ma poi il mio portatile ha consumato tutta la batteria e si è spento. Perché, you know, le prese svizzere e quelle italiane non sono mica compatibili.
Micol mi aveva fatto notare che in camera c'era anche una presa italiana, di quelle a due rebbi, così ho potuto caricare il cellulare. Ma, ho pensato, il mio computer ha una spina a tre rebbi, così non ci va. Quindi ho lasciato morire il computer di inedia, e stamattina l'ho portato all'ETH, ed è da esso che vi sto scrivendo. Eh sì. Ho cacciato fuori il cavo del computer e ho scoperto, con sorpresa, che i rebbi sono due. Cioè. Che dire. Disorientamento.

Devo ancora vedere un po' di città, ma con Picciula coming, lo farò nei prossimi due giorni. Siamo andati solo una sera giù in centro per andare a mangiare una meravigliosa fonduta: anche lì, quattro italiani, due francesi e un rumeno, l'organizzatore esafono.
Spero solo di non perdermi in giro per la città. Quello sarebbe vero disorientamento.

giovedì 26 marzo 2009

Cheese and wine

Altra giornata piuttosto piena di lavoro. Stiamo facendo il rush finale visto che molti dei partecipanti se ne sono già andati e altri se ne stanno per andare. Gli unici genii che rimangono fino a venerdì siamo io, la Micol, e un altro ragazzo francese, Loic.

Momento di pausa per il cheese and wine, una sorta di rinfresco organizzato per il neo assunto professore di planetologia, o qualcosa del genere. Non so se andare, non conosco la metà della gente presente e nutro per meno della metà di quelle persone metà dell'affetto che meriterebbero (Ian Holm, The fellowship of the ring, 2003).

Il tempo oggi sembra tenere, anche se non è un granché.

mercoledì 25 marzo 2009

Another snowy day in Zuerich


Pausa dei lavori, sto lavorando come un maiale, oggi. Alive and kicking alle 8.30, probabilmente prima delle 19 non me ne vo.

Gli altri stanno giocando a calciobalilla nella sala conferenze (!) io ho giocato ma ho perso sempre :(

Scusate la mia modalità telegrafo ma non ho davvero tempo.

Anche oggi ha nevicato a bufera, e poi sole. Ma che cacchio ne so.

PS: Sono un poco sollevato dal fatto che i miei redshift di ieri erano pessimi. Quelli di oggi sono meravigliosi. Sono stato bravo, sì sì.

martedì 24 marzo 2009

Zurich, day 2


So che eravate preoccupati dal momento che ieri non ho scritto, ma a quanto pare il fatto che l'albergo avesse internet era una bufala. Cioè, un'ala dell'albergo ha internet funzionante, l'altra ala (dove, guarda caso, sono io) no. Comunque l'albergo è già tutto un programma, vi invito a fare un salto sul suo sito internet e farvi quattro risate. Ho chiesto alla hall se potessero risolvere il problema, oggi dovrebbe venire il tecnico, boh. La tizia aveva una lista di camere in cui internet non andava lunga così.

Ora sono collegato dall'ETH di Zurigo, il politecnico dove sono a lavorare per questa settimana. Pausa dei lavori, telefonatina all'helpdesk per abilitare il mio portatile, preso in prestito un riduttore per trasformare la mia favolosa spina italiana in una spina svizzera, e via.

Ora c'è sole. Mezz'ora fa c'era una tormenta di neve. Mezz'ora prima c'era sole. Mezz'ora prima ancora un'altra tormenta. Sembra che il tempo atmosferico qui segua cicli piuttosto rapidi, così una semplice domanda "che tempo fa?" potrebbe non esser semplice da rispondere.

Il posto è in mezzo alla campagna, molto bucolico. Traduzione: puzza di letame. Però è carino, nuovo, tutto vetrate. Da fuori sembra un po' un ospedale, ma tant'è.

Spero che sistemino in albergo. Mi spiacerebbe non riuscire a fare una videochiamata via skype con la Picciula.

Gente, ci risentiamo domani, spero, in un'altra pausa dei lavori.

domenica 22 marzo 2009

La Svizzera! La Svizzera!


Da domani, e fino a domenica, Spinoza si troverà in trasferta di lavoro a Zurigo. Cioè, da domani a venerdì sarà trasferta di lavoro, da venerdì sera a domenica, complice l'arrivo di Picciula, sarà trasferta di spasso.

Ma non strappatevi i capelli, Spinoza si porterà il suo bravo computer spostabile (un 17'' non è un vero portatile) e, grazie a internet gratis in camera riuscirà ad aggiornare il blog con regolarità.

Anche se probabilmente sarà troppo sfatto, a fine serata, per farlo davvero.

venerdì 20 marzo 2009

Scena gelatino


Non so quanti di voi hanno presente il film Viaggi di nozze, di Verdone. La prima volta che lo vidi fu sull'autobus, in viaggio verso Praga, gita di quinto: doveva essere il 1998. Non è del film che voglio parlare, ma in particolare di una scena: quando al vecchio padre di Giovannino cade il gelato in terra e con lo sguardo da cane bastonato guarda il figlio e gli fa: "Gelatino..."
Ogni volta mi si stringe il cuore, da lacrime agli occhi, davvero. Ogni volta che vedo una scena simile, da qualche parte, mi succede lo stesso. È la "scena gelatino", anche la Picciula mi prende in giro. È il bimbo che perde tutto il suo mondo, che si dispera per quello: i bimbi che fanno semplicemente i capricci non mi impressionano.

Mi è ritornata in mente leggendo questo articolo sul piccolo Carlo Ancelotti, in particolare quando racconta:

Ricordo di avergli rotto le scatole [al papà, ndSpino] per settimane perché mi portasse a vedere l'Inter. Il posto più comodo era Mantova. Doveva essere il '71, so che c'era Boninsegna. Arriviamo lì, tutto esaurito. Cancelli chiusi. Mi metto a piangere a dirotto fuori dal cancello, in genere funziona, ma lì c'era uno duro, mica facile intenerirlo. Ha resistito un tempo, l'Inter era sotto di un gol. Poi mi ha detto dai, passa. L'Inter ha vinto 6-1

Rileggendola, visto il "ma lì c'era uno duro, mica facile intenerirlo" sembra più un capriccio che una scena gelatino.
Però sul momento mi ha fatto tenerezza.

giovedì 19 marzo 2009

Invasion SCV - casus belli


Non c'è neanche da andare a scavare troppo a fondo:

Il Papa ha ricordato che la chiesa cattolica fa tanto in Africa contro l'Aids. "E' una tragedia che non si può superare solo con i soldi, non si può superare con la distribuzione di preservativi, che anzi aumentano i problemi"


Come fa ad aumentare i problemi, pezzo di idiota? Se te li metti nel naso, forse...
Francia e Germania stanno pensando già all'invasione. Se lo fanno, mi arruolo (non nell'esercito francese, però, diciamo... incompatibilità di carattere).

Certo che pure il papa... andare in Africa, il continente più colpito dall'AIDS, e mettersi a dire che i preservativi non servono e bisogna praticare l'astensione... voglio dire, non è che la sera si mettano a guardare la televisione, gli africani... non ci hanno molto altro da fare...

mercoledì 18 marzo 2009

Invasion SCV


È il momento, è il momento!

Il Vaticano è sull'orlo della guerra civile.

Il Papa è in Camerun.

Invadiamo il Vaticano!!!!
Poi potremo pensare anche a San Marino...

lunedì 16 marzo 2009

Black hole vs. asshole



astromat mi ha mandato questo video esilarante tratto dallo show americano The Colbert Report, che è una presa in giro degli anchorman americani.
Siccome l'argomento è anche astronomico, mi ha personalmente fatto spataccare.
Ok, è in inglese senza sottotitoli, ma è quello che passa il convento. Spero riusciate a capirlo.

In your face, Andromeda! Bang! Make that Big Bang!

domenica 15 marzo 2009

Ma Obama lo sa?


Sono sconvolto.

Ho appena scoperto tramite Wikipedia che nell'800 in America il Partito Democratico era quello sudista schiavista razzista segregazionista (e finanziava saporosamente anche il Ku Klux Klan), mentre il Partito Repubblicano era quello abolizionista e egualitario, e che questo atteggiamento del PD cambiò solo con Kennedy e Johnson (metà anni '60).

Vabè, alla fin fine anche il Fascismo l'ha fondato un fuoriuscito dal Partito Socialista...

sabato 14 marzo 2009

Improbabilità infinita


Stanotte, durante l'ormai solito delirio da febbre alta, ho analizzato a fondo le ultime due opere registiche di Clint Eastwood: Changeling e Gran Torino. Ad una visione superficiale sono bei film: curati, "classici" come ormai tutti dicono dei film del vecchio Dirty Harry.
Ma in realtà c'è una cifra stilistica nascosta che lega di più questi due film. L'inverosimiglianza.


Partiamo dal più recente, Gran Torino. Clint è Walt, un reduce della guerra di Corea che ha passato gli ultimi cinquanta anni a odiare i musi gialli con tutte le sue forze, e che, dopo che un asiatico ha tentato di rubargli la sua amatissima Ford Gran Torino (che ama molto più dei suoi figli e nipoti, ritratti come vere e proprie macchiette) non gli strappa la testa a morsi, no, lo prende sotto la sua ala, SPOILERS! lo protegge da una banda che lo molesta e arriva a sacrificare la sua vita per lui FINE SPOILERS. Tutto questo in pochi giorni. Verosimile?

Ma Changeling lo batte. Se non fosse tratto da una storia vera (ho dovuto rileggere 3 o 4 volte la scritta per sincerarmene davvero) l'avrei classificato come "fantascienza". La Jolie è una mamma negli anni '20, alla quale rapiscono il figlio. Dolore e disperazione. Il corrotto dipartimento di polizia della sua città (presentato proprio così: "Sappiamo tutti che il dipartimento di polizia di Los Angeles è il più corrotto degli Stati Uniti"), per pararsi la faccia inventa l'impensabile: ingaggia un ragazzino vagabondo per far finta di essere il figlio della Jolie, inventarsi di esser stato rapito e di esser stato salvato eroicamente dagli agenti. Ovviamente, la Jolie quando vede il ragazzino dice "ma guardate che questo non è mio figlio". "Ma sì che è suo figlio", le rispondono, "è che è passato un po' di tempo, i ragazzini a quest'età cambiano tantissimo in poco tempo". "Ma dio bono", prosegue la Jolie, "sono la mamma, saprò bene se è mio figlio o no?" "Eh no", le rispondono ancora, "lo stress, il tempo passato, ma suvvia, è suo figlio e basta".

Giova dire che sto bambino non aveva 2 anni, ma 8-9. Insomma, la cosa veramente assurda è che nessuno crede a lei. Nessuno, manco uno. Solo uno, che contribuirà alla risoluzione dell'enigma, ma solamente dopo essersi imbattuto in solide prove indipendenti.

Bisognava capirlo che Clint sarebbe arrivato a questi eccessi di improbabilità, sin da Pink Cadillac. Già perché nessun uomo andrebbe mai in giro in una Cadillac rosa.

venerdì 13 marzo 2009

Il flusso canalizzatore


Sono da due giorni a letto con la febbre. Per quasi ventiquattr'ore la febbre è stata costantemente prossima ai 40, solo adesso, di botto, è scesa a 37.2.

E ora, ho avuto "una rivelazione, una visione, un'immagine scolpita nella mente" (Christopher Lloyd, Ritorno al futuro, 1985). Ho trovato l'unico concetto che all'inizio della sua esistenza, in Italia, veniva reso con una parola inglese e ora invece è conosciuto con una parola italiana.

Directory-cartella.


Un brindisi per le mie cellule cerebrali, che nonostante la lessatura, o grazie ad essa, funzionano davvero per benino.

mercoledì 11 marzo 2009

Spinoza e San Martino


La sapete la storiella di Martino che per un punto perse la cappa? Se no ve la racconto io.

Martino era un abate. Voleva fare il figo e scrivere sulla porta dell'abbazia una frase benevola e che invitasse i viandanti a fermarsi e trovare ristoro. Fece scrivere:

PORTA PATENS ESTO. NULLI CLAUDARIS HONESTO

che vuol dire più o meno "Porta rimani aperta, non ti chiuderai per nessuna persona onesta."
Lo scribacchino fava sbagliò e scrisse:

PORTA PATENS ESTO NULLI. CLAUDARIS HONESTO

cioè "Porta non rimanere aperta per nessuno. Ti chiuderai per la persona onesta."
Il priore, il Papa o chi per lui si incazzò come una biscia e tolse Martino dalla carica di abate, gli tolse la cappa di abate. Per un punto Martin perse la cappa.

A me lo stesso effetto lo fanno gli italiani che, parlando in inglese, pronunciano "parameter" come "paramìter" invece che "paràmeter". Per un accento Spinoza perde la testa.
Al prossimo talk in inglese che dovrò fare metterò una cinquantina di "parameter", anche non necessari, solo per il gusto di pronunciarli correttamente.

martedì 10 marzo 2009

Il monte Fumaiolo, parte sedicesima


Dio bono che palle.

Carlà fa notizia pure quando non fa niente. Giornalisti, siete ridicoli.

lunedì 9 marzo 2009

El cuarto estado


Nella mia infinita ignoranza ho sempre pensato che Pellizza da Volpedo fosse un pittore spagnolo del Seicento.

Poi ho scoperto che Giuseppe Pellizza, nato a Volpedo in provincia di Alessandria nel 1868, è italianissimo.

Però dai, il nome è fuorviante. È vero che nel Seicento non avevano una minima idea di cosa fosse il Quarto Stato (almeno non fino alla Rivoluzione Francese, almeno un secolo dopo), e quindi avrei dovuto rendermi subito conto che le mie idee su di lui erano sbagliate. Però perché Giuseppe Pellizza diventa noto come Pellizza da Volpedo? È come se Alessandro Manzoni fosse conosciuto come Manzoni da Milano, o Giacomo Leopardi fosse Leopardi da Recanati.

Mah.

sabato 7 marzo 2009

Anti spin-off


Quando ho visto quella puntata di Ulisse - il piacere della scoperta, nella quale affermavano di aver trovato un autoritratto giovanile inedito di Leonardo, e lo confrontavano con tecniche sofisticatissime con l'autoritratto autentico, dicendo "è identico", ho storto davvero il naso. Pensavo che non c'entrassero niente l'uno con l'altro, soprattutto nella forma del naso e degli occhi, che quello giovane potesse essere chiunque e che, volendo a tutti i costi dimostrare una tesi, ci si riesce in un modo o nell'altro. Mi è sembrata una puntata di Voyager più che una di Ulisse.

A quanto pare, non ero il solo a pensarla così.

venerdì 6 marzo 2009

Il monte Fumaiolo, parte quindicesima


Ad Arbore hanno rubato il suo amato cappello.

Pensa un po' quanto me (ce) ne pò ffregà.

giovedì 5 marzo 2009

Last minute

Notizia dell'ultimo minuto.

Il capo mi ha dato il via libera per andare alla conferenza a Matsuyama, in Giappone, 15-18 giugno.

Cioè.

Uno come me, che non ha mai preso un aereo in vita sua, per scelta. Che alla Scuola di Dottorato in Sardegna ci è andato in nave. Dovrei avere il mio battesimo dell'aria in un volo di 12 ore per il Giappone?

Mi sono pentito nel momento stesso in cui gliel'ho chiesto.

Ho tre mesi per crogiolarmi nel terrore.

Senza contatto con la realtà


Mi sa che non hanno proprio capito niente.

Schifani ha deciso di ritornare ai vecchi prezzi al ristorante del Senato e calmare così l'opinione pubblica.
Non è che noi ci scandalizziamo perché alla buvette i prezzi si sono abbassati del 20%. Ci incazziamo perché abbiamo scoperto che già prima dello sconto i prezzi erano assolutamente fuori mercato.

Ma come? Gente che prende in un mese quello che la gente normale prende in un anno che paga il caffè 50 centesimi, quando nel mondo vero ormai costa 1 euro dappertutto. O la birra a 1.60€? Prova ad andare in un qualsiasi bar e pagare la birra meno di 4 euro.

Perché chi ha di più deve pagare tutto di meno? Che senso ha? Perché dovremmo votare per permettere ad un gruppo di intoccabili di mantenere il loro insostenibile stile di vita? E pensare che - scopro dal blog di Minu - un anno e mezzo fa quel pezzente di Buttiglione si lamentava perché alla buvette non c'era il gelato. Testuale, Buttiglione dice:

Si tratterebbe di adeguare i servizi del Senato alle esigenze della normale vita quotidiana delle persone.
I prezzi no, però, quelli non li vuoi adeguati alla normale vita quotidiana delle persone, vero? Un bel gelato artigianale, tre gusti cioccolatostracciatellafragola a, chessò, 80 centesimi?

Lancio la mia iniziativa, un Vaffanculo day bis. Alle prossime elezioni andate a votare. Non scrivete il nome di un candidato, né la crocetta su un partito. Basta un bel "vaffanculo" a 8 colonne sulla scheda elettorale. Non serve a niente, ma 1-non ti sporchi le mani e la coscienza dando il voto a chi non lo merita, 2-vuoi mettere la soddisfazione?

mercoledì 4 marzo 2009

Il salto dello squalo, seconda serie


Qualche giorno fa ho accennato al fatto che Dr. House abbia ormai effettuato il Salto dello squalo. Riesumo per l'occasione la rubrica, data per dispersa dopo la prima uscita, per parlarne un po'.

C'è da dire che sin dalle primissime puntate un po' d'odore di squalo già si sentiva.
Il problema fondamentale è la struttura narrativa delle puntate, ormai anchilosatasi e fossilizzata in uno schema sempre uguale:
  • prologo con la persona che si sente male. Molto spesso, ma non sempre, la persona che si sente male non è quella che il pubblico pensa (es. puntata 5x10 - Dolci chili di troppo, dove una prestante ragazza e un uomo obeso corrono insieme: chi si sente male è lei);
  • arrivo in ospedale, diagnosi differenziale, prima terapia: il paziente sembra star meglio (talvolta questo avviene dopo la seconda diagnosi, mentre la cura per la prima non sortisce effetto);
  • repentino peggioramento in quella che chiamo scena tu-tu-tuzz, dal rumore che fa lo strumento di monitoramento quando il paziente si sente male;
  • ancora diagnosi differenziale, terapie in numero variabile (da una a quattro), nessun effetto;
  • spesso c'è il disvelamento di qualche segreto nascosto del paziente ("tutti gli uomini mentono. La sola variabile è su che mentono");
  • facendo altro, ad House viene la solita intuizione assolutamente scorrelata dal contesto che salva la vita al paziente in maniera rocambolesca e improbabile.
Le puntate che si discostano da questo schema sono di solito le season finales e le puntate di apertura della stagione, nel miglior spirito anni '80.

La certezza, cristallina, del salto dello squalo di House - MD l'ho avuta nella puntata di domenica scorsa, 5x12 - Senza dolore, quando la geniale intuizione di House avviene osservando un idraulico grattarsi li cojoni, e deducendo così che il dolore cronico del suo paziente derivava da un'epilessia che affliggeva i muscoli dei testicoli.

Squalo, senza ombra di dubbio.

martedì 3 marzo 2009

Alla ricerca di Nemo, nona puntata


Tempi sono maturi per una nuova puntata della vostra e nostra rubrica preferita, Alla ricerca di Nemo, con le chiavi di ricerca più stravaganti degli ultimi tempi. Sotto a chi tocca:
  • foto esercizi hulk: Jane Fonda non fa più i video con gli esercizi ginnici, ha lasciato il posto a un collega più dotato;
  • raccontami una scopata: ehhhh, mica facile, sono emozioni;
  • fotomontaggio in mano un timone obama: sì sì, Obama il timoniere della nuova rinascita americana...
  • ken, mari et barbie photos et images: ken e barbie ce li ho presenti, ma mari chi è?
  • sono un cane: l'importante è rendersene conto. E farsi raccogliere la pupù dal proprio padrone;
  • gerry scotti massone: può anche essere. La sua prossima trasmissione sarà "Chi vuol essere Gran Maestro";
  • misteri via indipendenza bologna: non ne conosco. Ma se li conoscessi non sarebbero misteri...
  • morisse gianni bella: povero! ma che t'ha fatto?
  • poche coffe: così più che un cioccolatino sembra semplicemente una carenza di caffè sgrammaticata;
  • vestita di patatine: da prendere a morsi!
  • ti voglio bene bear: anche lui te ne vuole, honey :)
  • butto la roba nel cestino e non viene l'icona cestino pieno ma la roba cè cosa fare: scrivere tomi su Google, ovvio;
  • caffè nero bollente terapia d'urgenza: se te lo versi addosso probabilmente ne avrai bisogno;
  • Berlusconi tocca il culo alla regina elisabetta: ce manca solo questa;
  • crisi astrofila: che ci vuoi fare, la crisi tocca anche quel campo;
  • peppe scappa: cos'è, il seguito di Lola corre?
  • vogli andare a svernare al caldo: anche io, man. Anche io;
  • "dante per programmatori": input{lasciate ogni speranza}, printf{%i,o voi che entrate};
  • ho febbre più di 6 giorni aids: certo, chiaro. Io ho dato due colpi di tosse, ho la tubercolosi, chi ha due macchie sulla pelle ha la peste;
  • gesù cocaina: si spiegherebbe perché parlasse con dio...
  • datti una mossa bologna: a fare che scusa?
  • un tazzina caffe al giorno spinoza: seeee, una sola! Almeno cinque!

domenica 1 marzo 2009

L'eleganza dei numeri primi


Qualche tempo fa mia sorella Semalutia mi ha prestato un paio di libri da leggere: La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano e L'eleganza del riccio di Muriel Barbery. Ora che ho finito di leggere entrambi posso darne un giudizio, anche se la letteratura non è il mio forte e non ne capisco niente.

La solitudine dei numeri primi è un gran bel libro. Il personaggio principale è uno scienziato, lo scrittore pure, quindi punti a favore. La storia, praticamente, non c'è: il libro si regge sulle particolarità dei personaggi (un ragazzino - poi adulto - con un terribile segreto e quasi autistico e una ragazzina - poi adulta - con una menomazione fisica). Detto così potrebbe sembrar banale, ma banale è proprio tutto quello che il libro non è: i personaggi non fanno mai quello che ci si aspetterebbe, o quello per cui si tifa. Non fanno, sostanzialmente, niente, ma nonostante questo riescono ad evitare la "sindrome da Dr. House", per il quale l'interesse è tutto nel personaggio: quello che fanno - o non fanno - è realmente specchio dei loro caratteri. Inoltre, il libro è corto, ed evita così l'effetto "salto dello squalo" che il dr. House ha ampiamente superato.

L'eleganza del riccio, invece, è proprio brutto. Innanzitutto è scritto da una francese, e già lì partiamo male. Anche qua, come protagonisti ci sono due personaggi particolari: la prima è una portinaia di un condominio di lusso, indaffarata a perpetrare lo stereotipo della portinaia incolta dedita a guardare soap opera, mentre invece si diletta a leggere i classici della letteratura russa e i filosofi, nascondendolo al mondo; la seconda è una ragazzina, figlia di una famiglia ricca, che abita in uno degli appartamenti di lusso del condominio, infelice perché "intelligente" e con un piano per suicidarsi il giorno del suo compleanno.
Ora, dico. A chi diavolo dovrebbe fregare se una portinaia legge Voltaire? Perché affannarsi a nasconderlo? Inoltre, quale interesse possono avere due personaggi che non fanno altro che dire di se stessi "quanto sono intelligente, sono troppo intelligente". Ritengono spazzatura tutti quelli che non hanno mai letto un libro di Balzac o di Dostoevski, come se l'intelligenza delle persone si misurasse nel numero di classici letti.
Uno dei personaggi, un nuovo arrivato nel condominio, si chiama in maniera assolutamente pretestuosa Ozu, rifacendosi ad un regista considerato il padre del cinema giapponese. Non che abbia assolutamente niente a che fare con la storia: serve solo all'ego della scrittrice per far sapere che conosce questo misconosciuto regista e guardare dall'alto in basso i suoi stupidi lettori. Mi spiace, Muriel, ma ne ho visti circa una ventina di film di Ozu, ti è andata male con me.
Inoltre, è un libro francese. Sì, lo so che l'ho già detto, ma lo ripeto. È francese, nel senso più deleterio del termine (non che ce ne sia uno positivo). Vi riporto qualche passo:

Le nature morte di Pieter Claesz, di Willem Claesz Heda, di Willem Kalf e di Osias Beert sono i capolavori del genere - semplicemente dei capolavori, per i quali senza un attimo di esitazione cederei tutto il Quattrocento italiano.

E allora si vede che non hai capito un cazzo di pittura. Scusa il francesismo.
Oppure, andando nel bagno del signor Ozu:

Tutto questo candore è comunque smorzato da una spessa, morbida, setosa, satinata e carezzevole moquette giallo sole, che salva il luogo da un'atmosfera ospedaliera. [...] la delicata morbidezza di una moquette solare sono, in fatto di WC, le condizioni stesse dell'adeguatezza.

Dai, su, non scherziamo. Solo un francese potrebbe trovare adeguata la moquette in bagno. Io, personalmente, rabbrividisco.