lunedì 31 gennaio 2011

(In)tolerance: weather's struggle throughout the ages


Potrebbero sorgere molte domande sulla salute e il fisico dei tedeschi. Alcune risposte potrebbero non essere piacevoli, altre potrebbero essere stupide e insoddisfacenti, ma guardandoli si ha decisamente l'impressione che siano fatti di una pasta diversa rispetto ai popoli latini. Non si spiegherebbe, altrimenti, come riescano ad andare in bici in pantaloncini corti o camminare in maniche di camicia arrotolate con temperature per le quali io non uscirei di casa tout court, neanche se un terremoto mi stesse facendo crollare la casa. Ma la Germania non è zona sismica quindi non è pertinente.

Non volendo addurre le motivazioni poco piacevoli (non perché non veritiere, anzi, forse proprio perché lo sono), propendiamo decisamente per le stupide.

Il tedesco nasce e cresce in una landa ostile, dove qualsiasi altro popolo non dico evoluto, ma almeno fornito di buon gusto, non avrebbe neanche mai pensato di stabilirsi ma sarebbe fuggito a gambe levate.
La storia dell'umanità racconta che le civilizzazioni più antiche sono sorte in posti caldi, e via via le più recenti in posti sempre più freddi: la culla dell'umanità è nella valle del Rift, in Africa; poi abbiamo gli Egizi, e in un preclaro trend Sud-Nord i Greci, i Romani, i Sassoni, gli Angli, i Vichinghi. Estrapolando, azzardo che la prossima civiltà emergente sarà quella degli orsi polari. La postura eretta già ce l'hanno.

Questa potrebbe essere perfino una prova del riscaldamento globale. Ogni migliaio di generazioni quelli dotati di sale in zucca emigrano un po' a Nord, asfissiati dall'afa crescente, e creano una nuova civilizzazione in qualche posto dove possano gustarsi una granita prima che il sole la tramuti in banalissimo sciroppo alla fragola.
Il tedesco, dicevo, molto probabilmente ha semplicemente precorso un po' i tempi: magari prima di approdare in Europa centrale se ne stava tranquillo, chessò, nei Balcani o in Padana, ha incocciato un paio di estati più calde del solito, il ventilatore non funzionava e ha deciso di partire col suo popolo verso il profondo Nord. Invece di aspettare il migliaio di generazioni ne ha aspettate una trentina, giunge in Baviera in estate e pensa di aver trovato il paradiso.

Ma poi arriva l'inverno.

Le prime generazioni devono aver sofferto. Ma poi si abituarono, come ci si abitua un po' a tutto, anche a esser chiamati "coglioni", "più bella che intelligente", "toghe rosse politicizzate" e via dicendo. Si adattarono anche fisicamente, corpi longilinei per assorbire più possibile il tenue calore del sole, mani a pala per liberare facilmente le auto dai cumuli di neve, occhi e capelli chiari per mimetizzarsi dai predatori.

L'italiano, erede di una grande civilizzazione ormai tramontata, guarda e sospira, avvolto da dodici strati di lana. Questione di abitudine.

mercoledì 26 gennaio 2011

Il monte Fumaiolo, parte trentunesima


Sì, caro. Messi guadagna 10.5 milioni netti ogni anno. Questo vuol dire che 2mila euro li guadagna in meno di due ore.

Per una persona normale è come una multa di, chessò, 10 euro.

sabato 15 gennaio 2011

La mia Posta è indifferente


Ogni tanto i tedeschi mi sorprendono per la loro totale mancanza di senso pratico. Alcune delle cose che noi diamo per scontate in Germania sono semplicemente sconosciute.

Abbiamo già discusso della forma dei cessi e della mancanza del bidet, ma queste sono cose comuni anche ad altre nazioni. Abbiamo accennato alle autostrade, senza limiti di velocità ma non recintate e senza asfalto drenante, che invitano animali e pedoni ad entrare e a essere investiti a velocità folli. Abbiamo anche discusso dei prezzi assurdi del trasporto pubblico, che rende più conveniente usare la macchina, proprio il contrario di quel che dovrebbe essere il trasporto pubblico.

Ma le Poste.

Le Poste tedesche, se ti arriva un pacco a casa e tu non ci sei a ritirarlo e a firmare, te lo tengono in deposito e ti lasciano l'avviso. Normale, come si usa anche in Italia e - spero - da altre parti del mondo.
Solo che in Germania te lo tengono in deposito una settimana, poi lo rispediscono al mittente. Ora, qualcuno di voi mi spieghi che senso ha tutto ciò. Se mi arriva un pacco mentre sono al lavoro, che so, di martedì, ho solo la possibilità del sabato mattina (perché di pomeriggio la Posta è chiusa) per andare se non voglio prendermi un permesso al lavoro. E infatti, file chilometriche fuori dagli uffici postali sono la norma. Ma se sabato mattina non posso? Se sono in ferie fuori città? Se sono in ferie per più di una settimana, come può accadere sotto Natale? Niente, ti attacchi. Se il mittente, bontà sua, te lo vuole rimandare te lo rimanderà, altrimenti ciccia.

In Italia il tempo di deposito è un mese, che ha molto più senso. Posso tornare dalle mie due o tre settimane di ferie e ancora avere il tempo di andare a prendere il mio pacco. Inoltre, le Poste maggiori che tengono il deposito di sabato sono aperte fino a sera. Dopo la prima settimana di deposito, che è gratis, si paga una sciocchezza che mi pare sia 50 centesimi al giorno. Facile come bere un bicchier d'acqua.

Non pensavo che l'avrei mai detto ma: Poste Italiane batte Deutsche Post 1-0.

PS: Tutto ciò per spiegare che se qualcuno di voi mi ha mandato un pacco prima di Natale e se lo vede rimandato indietro, non è colpa mia, sappiatelo. Se era un regalo di Natale e vi è tornato non è perché non m'è piaciuto. Anzi, sono ancora più curioso di sapere cos'è. Rimandatemelo, vi prego. Vi prometto che lo vado a prendere il giorno dopo. Giurin giurello.

giovedì 13 gennaio 2011

I nazisti dell'Illinois, fase 3


Questa puntata dei nazisti dell'Illinois, la rubrica nella quale recensisco i film che non ho visto, nasce dalla visione del box-office italiano di questa settimana. Se andate in qualsiasi sito di cinema, troverete un oggetto alieno che ha incassato 19 milioni di euro, staccando il secondo fermo a 4. Un così grande distacco significa che il vincitore è un film epocale, uno di quelli di cui si parla da anni, magari uno di Kubrick (damn, è morto), o un mega-effettone-speciale di Michael Bay (damn, non è morto).

Niente di tutto ciò. È Che bella giornata, regia di Gennaro Nunziante, con Checco Zalone.

Per sapere chi diavolo fosse Checco Zalone sono dovuto andare su Wikipedia: mi aspettavo un figlio delle scuole di cinema italiane, magari un attore navigato ma esploso tardi (come, chessò, Toni Servillo), o uno spettacolare esordiente (tipo Alba Rohrwacher).

Lette due parole ho capito. E ho pianto.
Le due parole erano "Zelig" e "sgrammaticato".

"Checco Zalone" pare sia un gioco di parole in dialetto barese: "che cozzalone" significherebbe "che tamarro".

Vediamo un po'. Un comico di Zelig, dalla forte caratterizzazione dialettale del sud, che parla in italiano sgrammaticato. Uau, credo che sia una cosa nuova.

Il film, "Che bella giornata" (pure il titolo è innovativo), parla ovviamente di uno del Sud che lavora a Nord. Perché non è che al Sud il lavoro scarseggia, no, non c'è proprio: uffici deserti, pompe di benzina solo self, negozi vuoti.
Magari fa un lavoretto e sogna il posto fisso, tipo statale? E magari si innamora pure di una bellissima ragazza? Che, proprio per non farci mancare niente, è un'araba che vuole far saltare in aria qualche infedele. Tutte cose mai viste, di un'originalità che spacca.
E vuoi che Checco, novello Candide, non abbocchi all'amo della bella araba? Perché il protagonista è ingenuo, buono, vede solo il positivo nelle persone. E vuoi che la bella araba, vista la bontà e la dedizione di Checco, non si converta all'istante e decida di non far saltare in aria un bel niente? Tanto, da dove viene lei non ci sono terroristi che tengono sotto scacco la sua famiglia, minacciando di ucciderli se lei non si fa saltare in aria. Noooo, i terroristi, anche loro, sono così ingenui!
In mezzo, 2 ore di italiano sgrammaticato, battute dialettali, il tontolone che non passa gli esami da carabiniere perché dice sciocchezze (come se bisognasse essere Einstein per fare il caramba) e tanti buoni sentimenti.

Signori, la televisione sul grande schermo: benvenuti alla morte del cinema.

martedì 11 gennaio 2011

Bang Meeting 2010


Pubblico i risultati del Christmas Bang Meeting 2010, dall'intrigante titolo "I soliti idioti". Uno dei pochi meeting in cui lo sceriffo ha sempre vinto - tranne una notevole eccezione. Pagelle pagelline per i nostri pistoleri:

1. Undead, 2500 punti/partita (5 giocate, 12500 punti totali). Un exploit straordinario e inaspettato per il ciarliero non morto, che giunge dalla lontana California del Nord per intontire di parole e bang i poveri malcapitati. Rimane vivo una volta sola, ma è quella giusta: alla terza partita da rinnegato riesce ad aver ragione dello sceriffo Weissbier Claus the Saint, che finisce la partita - con una mossa invero azzardata - cambiando il proprio Avatar in Apache Kid. Vince un'altra partita come vice - morto - dello sceriffo Frogbite, e stravince così il torneo. Debordante.

2. pari merito The Clown e Burrfoot con 1650 punti/partita (4 giocate, 6600 punti totali). The Clown vince le prime due partite entrambe come vice vivo, accanendosi nella seconda partita con una certa dose di piacere sul suo vicino CoolHand, che non arriva neanche a giocare. Sadico. Burrfoot si palesa alla seconda partita e subito sbanca il jackpot vincendo da sceriffo senza fare assolutamente niente, ma alla terza partita è stavolta costretto da CoolHand alla resa anticipata. Vince anche l'ultima partita come vice morto dello sceriffo Negroparty, e si porta così a casa la pagnotta. Pigro.

4. Lagoongirl, anch'ella con 1650 punti/partita ma solo 2 partite giocate (3300 punti totali). Dopo le prime due partite da esterna (in coppia con lo sventurato Weissbier) gioca due partite da vice e ne vince una. Poi va a fare shopping, e di lei si perdono le tracce fino alla cena. Distratta.

5. Negroparty con 1560 punti/partita (5 giocate, 7800 punti totali). Chi prevedeva per il Negroparty una vittora schiacciante con risa di scherno all'indirizzo degli altri giocatori e sfoggio di negri è stato parzialmente deluso. La condotta di gara è stata quella solita Negroparty (wells fargo, birre, cose) e le due vittorie da sceriffo e da vice non sono poche. Da notare che, per punteggio globale, sarebbe secondo solo a Undead: lo penalizza la partita in più giocata rispetto a The Clown e Burrfoot. Da rivedere.

6. Ratwoman con 1050 punti/partita (2 giocate, 2100 punti totali). Morta in entrambe le partite, riesce però a vincere la prima come vice di CoolHand sceriffo. Dopo la seconda partita, anch'ella scompare misteriosamente. Leggera.

7. pari merito Frogbite e CoolHand con 900 punti/partita (5 giocate, 4500 punti totali). Entrambi possono vantare una sola vittoria da sceriffo, ma il Mangiarane arriva veramente vicino al colpaccio all'ultima partita: arriva da rinnegato al duello con lo sceriffo Negroparty, ma il dead man riporta in vita un terzo giocatore e Frogbite muore poco dopo, rimanendo così a bocca asciutta. Sfortunato. Di CoolHand poco da dire: vince la prima partita da sceriffo, promettendo grandi cose, scompare in breve da tutte le altre, non mantenendo le promesse. Mentitore.

9. e ultimo, solitario, Weissbier con 160 punti/partita (5 giocate, 800 totali). Sempre morto, ottiene la poco invidiabile palma di esser stato l'unico sceriffo ad esser sconfitto (anche se con un certo qual onore, al duello finale col rinnegato Undead). Non pervenuto.

Menzione speciale per il Renegade, in trasferta in terra americana per imparare l'uso dei cavalli, in collegamento audio-video transoceanico via skype. È stato perfino fatto un tentativo per il gioco in remoto, ma l'impossibilità della webcam di fornirgli un'immagine del campo di gioco lo ha convinto a desistere. Non che di persona abbia mai avuto una visuale del gioco più chiara, ma tant'è. Per il tentativo, su proposta del Clown, gli vengono assegnati 200 punti, più di quelli di Weissbier.