Quando sono andato in Giappone, alcuni mesi fa, sono voluto a tutti i costi andare a visitare la statua di Hachiko. Per chi non lo sapesse, Hachiko era un cane che, nel Giappone tra le due guerre, divenne famoso perché andò tutti i giorni, per anni, ad aspettare alla stazione il padrone che ritornava dal lavoro in treno, e continuò anche dopo che costui morì mentre era al lavoro. In Giappone Hachiko è una celebrità, tanto che appunto c'è una statua di questo cane nel posto probabilmente più trafficato al mondo, vale a dire Shibuya Crossing.
Una storia, quella di Hachiko, profondamente giapponese, che difficilmente può essere compresa dal mondo occidentale; una storia che come saprete è la base per un film americano recentissimo,
Hachiko, appunto, che andrò a recensire oggi, ovviamente
non avendolo visto. In realtà
I nazisti dell'Illinois di oggi è doppio: i giapponesi fecero negli anni '80 una loro versione della storia,
Hachiko monogatari, che
non ho visto e per questo la userò come pietra di paragone per la versione hollywoodiana.
Partiamo con
Hachiko monogatari: un film breve, dai tempi comunque dilatati, in cui il cane è protagonista e insieme comprimario. La mancanza del padrone è la vera protagonista, e il cane le dà solo forma, insieme alla povera Tokyo devastata dal terremoto del '23.
Hachiko di Lasse Hallstrom, invece, è un filmone hollywoodiano da decine di milioni di dollari (spero la maggior parte spesi in addestratori e Ciappi), musiche strappacuore in dolby surround, che utilizza non meno di 45 cani diversi per la parte di Hachiko e sposta l'azione dalla Tokyo degli anni '20 a una qualche megalopoli americana odierna, col risultato che invece della storia di un cane fedele oltre la morte, ciò che va in scena è quanto incredibilmente idiota sia quel quadrupede canino che per 10 anni non capisce quello che avrebbe dovuto capire in 10 giorni: il tuo padrone è schiattato e non tornerà più, meglio che segui quella cagna che hai visto sulla 57esima che secondo me è una che ci sta. Al cinema al posto degli occhialetti 3d ti danno direttamente una scatola di kleenex, perché a sto film DEVI piangere, anche per via di una sceneggiatura ridicola da un soggetto che, adatto a un'ora di film giapponese, trasportato a Hollywood non regge 15 minuti.
L'unica cosa che mi dà da pensare è la presenza di Richard Gere. Logica vorrebbe che sua fosse la parte principale, quella del padrone di Hachiko; se così fosse, visto che il padrone muore subito, Gere uscirebbe di scena e il film diverrebbe quasi vedibile. Siccome non credo che questo sia possibile, rimango col dubbio sul personaggio di Gere e mi vado a vedere Lost.