Visto che ormai è una settimana che son tornato, direi di finire qui con i post Japan-related e dal prossimo tornare alla vita di tutti i giorni.
Quest'ultimo post riguarderà i vari modi di declinare i controlli di sicurezza e gli imbarchi nei vari aeroporti coinvolti nel viaggio:
- Aeroporto Marsiglia-Provenza: come ho già avuto modo di rimarcare in un precedente post, nessuno parla inglese (tranne la ragazza del check-in Lufthansa, ovviamente tedesca). L'omino del controllo bagagli insisteva a dirmi che la valigia sarebbe stata recapitata alla "finàl destinesc", con mio sommo stupore: quando poi ho realizzato non ho potuto esimermi dall'esclamare a voce alta "AH! FAINAL DESTINESCION!", umiliandolo di fronte a mezza aviazione. Al controllo personale c'era una signorina, che al mio "I have a laptop in my backpack, should I pull it out and turn it on?" (Ho un portatile nello zaino, devo tirarlo fuori e accenderlo?) mi ha lanciato uno sguardo smarrito e ha esclamato zoppicante: "No spik inglish". "Annamo bbène", ha pensato la Sora Lella che è in me. Al che la signorina, ripetendo a memoria la lezioncina, mi ha detto: "Please teik out ze compiutèr". Il goonie che è in me ha pensato: "Tracobbetto, e io che ho detto?".
- Aeroporto Tokyo-Narita (in arrivo): appena prima della dogana un bel cartello: "Vi stiamo prendendo la temperatura corporea con un termografo a distanza!". Il Nanni Loy che è in me non ha potuto che pensare "Sorridi! Sei su Candid Camera!". Appena dopo solerti signorine giapponesi ci esortavano a consegnare i moduli che ci avevano dato sull'aereo: modulo contro l'influenza suina (con domande del tipo "accusi sintomi febbrili?" - sì che t'oo vengo a dì - "sei venuto a contatto con gente proveniente da Messico Usa o Canada?" - e che cazzo ne so?), modulo delle importazioni (stai importando quanti soldi? carne? animali vivi?), modulo "dimmi dove sei" (quando riparti? qual è il tuo albergo? quanto tempo stai? studio lavoro o turismo?). Dopo circa una dozzina di controlli passaporto sei finalmente in Giappone.
- Aeroporto Tokyo-Haneda: essendo un aeroporto principalmente di voli interni i controlli di sicurezza sono abbastanza rilassati, ti fanno portare come bagaglio a mano anche dentifrici, deodoranti e saponi liquidi di grande formato. Nota positiva: invece di costringerti a sbarazzarti della bottiglietta d'acqua la fanno passare su un dispositivo che ne accerta la natura. Se è ok te la ridanno e la puoi portare con te. Ora, non so bene come faccia una sola apparecchiatura a discernere acqua pura da acqua mescolata con vari milioni di tipi diversi di veleni: il malfidato che è in me sospetta che sia un po' una mistificazione.
- Aeroporto Tokyo-Narita (in partenza): per uscire dal Paese non ci sono praticamente controlli. Tappeto rosso, e "caro turista, ci ha fatto piacere averti con noi ma è giunta veramente l'ora che ti scavi dai maroni", il leghista che è in me pensa.
- Aeroporto Francoforte sul Meno: in ossequio alla loro fama, i tedeschi sono bruschi. "Sì, d'accordo, hanno smesso di bruciare gente nella camera a gas, ma è evidente che si stanno trattenendo con difficoltà", pensa l'ebreo che è in me. La signorina delle informazioni mi manda alle macchinette del check-in in maniera piuttosto brusca. "Sì ma io avrei bisogno di un umano, perché non ricordo il numero del volo", cerco di difendermi. "Non c'è. Vada alle macchinette, se è in difficoltà chiede a quel signore, vede quello là in uniforme?". "È inutile che mi tratta come un bambino di due anni", pensa risentito il bambino di due anni che è in me. Controllo personale con 20 metal detector e quaranta energumeni che si agitano come dannati. Arriva il mio turno (ormai ho imparato) mi tolgo lo zaino, tolgo il pc dallo zaino, tolgo il marsupio, la giacca, perfino la cintura dei pantaloni che aveva suonato a suo tempo a Marsiglia. Passo sotto il detector, silenzio di paradiso. Allora riprendo la cintura, riprendo la giacca, riprendo il marsupio, faccio per riprendere lo zaino e l'energumeno mi abbaia contro qualche bestemmione in tedesco, con gli occhi iniettati di sangue. Mi blocco, e il lemming che è in me pensa "se rimango sufficientemente immobile non mi vedrà, la sua visione è basata sul movimento". "ENGLISH?", mi fa. "Y-yes", balbetto. "DON'T TOUCH! OPEN IT!". Sorvolando sull'evidente contraddizione (come faccio ad aprirlo se non lo posso toccare?), comincio ad aprire lo zaino e l'energumeno ci affonda le braccione tozze come se ci fossero state monete d'oro. Tira fuori tutto, TUTTO: il cavo del pc, il caricabatterie del cellulare, TUTTE le ricevute dei ristoranti giapponesi, TUTTI gli articoli scientifici che avevo con me, il libro del Silmarillion in italiano (e si mette persino a leggerlo!! - "leggi leggi", fa il Frodo che è in me, "vediamo cosa capisci di Feanor figlio di Finwe"), le salviettine fresh&clean. Fortuna che avevo tolto il tagliaunghie, altrimenti credo che mi avrebbe sparato a vista. Dopo 5 minuti buoni mi manda via in malo modo, e a quel punto un bel "MA VAFFANCULO" in italiano se l'era già meritato tutto.
- Aeroporto G.Marconi Bologna: il nulla più assoluto.